JOAN MIRÓ
l’artista di Barcellona più surrealista.
Scopri la sua vita e dove sono le sue opere.
Joan Miró,
pittore, scultore e ceramista riconoscibile a prima vista.
LA SUA PRESENZA NELLA TOP 5 DEGLI ARTISTI É CHE LA SUA ARTE RISPECCHIA PERFETTAMENTE LA STRAVAGANZA DI QUESTA CITTÁ.
Joan Miró nasce il 20 aprile del 1893 e cominciò a disegnare già all’età di 8 anni…
Erano anni in cui, se l’architettura era ben vista e comunque con aspettative economiche professionali ben alte, il disegno era un’arte aleatoria: per questo motivo il giovane Miró venne indirizzato dai genitori agli studi commerciali.
Fortunatamente la lungimiranza della famiglia, non volendo tarpare l’estro del giovane Joan, consentì di fagli frequentare privatamente un corso di disegno.
Joan Miró: artista non per mestiere ma per vocazione.
All’età di 17 anni Joan Miró lavorò come contabile in una drogheria finché un esaurimento nervoso non lo portò a dedicarsi a tempo pieno all’arte da sempre desiderata.
Fu proprio questo lungo periodo di convalescenza che consolidò la sua vocazione.
Il rientro a Barcellona nel 1912 iniziò con la frequentazione dell’Accademia Galì per poi proseguire al Circolo Artistico di Sant Lluc.
Negli anni successivi riuscì ad affittare uno studio entrando in contatto con personalità del mondo dell’arte e scoprendo il fauvismo, il movimento artistico d’avanguardia, che nella prima parte del Novecento, inserendosi nella tradizione impressionistica francese, fu di grande importanza nell’evoluzione dell’arte.
La crescita artistica di Joan Miró a Parigi.
Completamente fagocitato dalla comunità artistica di Montparnasse, Joan Miró trovò casa a Parigi nel 1920, conoscendo Pablo Picasso e il circolo dadaista di Tristan Tzara.
Cominciò dunque a delinearsi il suo stile assolutamente originale, certamente influenzato dai dadaisti, ma che trovò sviluppo verso l’astrazione e il surrealismo.
Completamente fagocitato dalla comunità artistica di Montparnasse, Joan Miró trovò casa a Parigi nel 1920, conoscendo Pablo Picasso e il circolo dadaista di Tristan Tzara.
Cominciò dunque a delinearsi il suo stile assolutamente originale, certamente influenzato dai dadaisti, ma che trovò sviluppo verso l’astrazione e il surrealismo.
Nel 1926 collabora con Max Ernst per la celebre scenografia di Romeo e Giulietta, e l’anno successivo, con il trasferimento nella Cité des Fusains, nel 18mo Arrondissement parigino, ebbe come vicini di casa i pittori francesi Jean Arp (dadista e astrattista) e Pierre Bonnard (impressionista).
Ma divenne famoso nel 1928 grazie all’esposizione nella galleria Georges Bernheim.
L’anno successivo sposò Pilar Juncosa e la famiglia crebbe con la nascita nel 1931 dell’unica erede, Maria Dolores.
La sperimentazione artistica di Miró, lavorando a litografie, acquaforti e sculture è viva più che mai.
Non fosse che con lo scoppio della Guerra civile spagnola del 1936 l’artista ritorna a Parigi raccogliendo fondi per la sua causa repubblicana, ma l’invasione nazista in Francia lo fece rientrare in Spagna stabilendosi a Maiorca.
André Breton, fondatore della corrente artistica surrealista lo definì il “il più surrealista di noi tutti”.
Non a caso il suo stile andò sempre più “marcandosi” dimostrando anche un certo “disprezzo” per la pittura convenzionale.
I suoi numerosi scritti e interviste testimoniano il desiderio di “ucciderla”, di “assassinarla” o di “violentarla” per consegnare alla gente nuovi mezzi di espressione e solo nel 1944, coincidente con la morte della madre, Miró inizia a dedicarsi a lavori in ceramica e a sculture in bronzo.
Miró, la celebrità barcellonese famosa nel mondo.
Alla Biennale di Venezia, anno 1954, vinse il premio per la grafica e quattro anni dopo il Premio Internazionale Guggenheim.
Le sue esposizioni in giro per il mondo, soprattutto verso gli Stati Uniti, sono numerose e la sua fama è riconosciuta universalmente.
L’Università di Harward nel 1968 gli conferisce la Laurea honoris causa, e tante altre onorificenze arriveranno in altre mostre, ma il riconoscimento in patria dell’artista dovremo attendere la caduta del franchismo.
Siamo nel 1978 e Miró con i suoi 85 anni riceve la Medalla d’Or de la Generalitat de Catalunya, l’anno successivo all’Università di Barcellona la Laurea Honoris Causa e nel 1980 la Medaglia d’Oro delle Belle Arti per le mani del re di Spagna Juan Carlos, così l’anno successivo la Medaglia d’Oro di Barcellona.
Joan Miró: l'artista che diventa filantropo. Nasce la Fondazione Miró.
Nel 1972 l’artista ebbe l’intuizione di creare a Barcellona la Fundació Joan Miró, su promozione delle autorità istituzionali della città e della catalunya.
La sua idea prese forma all’interno di una struttura architettonica innovativa sulla collina di Montjuïc garantendo la conoscenza dell’arte contemporanea oltre a consentire che le sue opere fossero sempre a disposizione del pubblico.
La Fondazione Joan Miró racchiude oltre 10.000 opere, tra dipinti, sculture e tappezzerie oltre a disegni, progetti e schizzi.
Aperta ufficialmente nel 1975 nella struttura costruita dall’amico Josep Lluís Sert, la Fundació Joan Miró è uno spazio aperto con grandi terrazze e ambienti fruibili in piena libertà da tutti i visitatori.
L’ampliamento alla fine degli anni ’80 ha permesso di avere anche una biblioteca e un auditorium.
La grande attenzione della Direzione del museo ha portato alla possibilità di poter usufruire di una audioguida che ci consente di capire e vivere senza barriere tutte le sue opere esposte.
I due murales di Joan Miró più famosi al mondo...
Molti viaggiatori in arrivo a Barcellona possono godere della sua arte già in aeroporto e precisamente al Terminal A2 di fronte alla fermata dell’Aerobus.
Si tratta di un murales enorme, gigantesco.
Era il 1968 quando Joan Miró dichiarò di voler donare a Barcellona quattro grandi opere dedicate alla sua città natale: la scultura “Dona i ocell” nel parco dietro il centro commerciale Arenas, in Plaça d’Espanya, il mosaico del “Pla de l’Os” al centro delle Ramblas, la fondazione he porta il suo nome e un grande mosaico all’Aeroporto.
Il grande murales che ricopre la facciata del Terminal 2 dell’Aeroporto El Prat è largo 9 metri e alto 5, realizzato con ceramiche dai colori intensi.
La curiosità di questo murales è che la cottura della ceramica ha generato dettagli e sfumature inaspettate che hanno affascinato l’artista.
Il secondo murales non è a Barcellona ma nella sua amata Parigi ed esattamente per la sede dell’UNESCO a Parigi.
Originariamente installato sulla Place de Fontenoy, fu poi spostato all’interno dell’edificio per proteggerlo dalle intemperie.
Le opere di Joan Miró a cielo aperto a Barcellona
Già vi ho anticipato la loro collocazione: un enorme “obelisco fallico” dietro l’ex plaza de toros in Plaça d’Espanya (ora centro commerciale Arenas) e un quadro di ceramica rotondo calpestabile in piena Ramblas.
“Dona i ocell” (la Donna e l’uccello) è un’opera alta ben 22 metri, una struttura che ricorda chiaramente un fallo maschile e che sul lato del cilindro riporta una incisione verticale nera, che ci riconduce all’organo sessuale femminile.
Il cilindro in alto, interpreta un bambino avvolto in fasce, è sovrastasto da un uccello o da una luna e ci parla chiaramente della connessione della vita umana con la natura e le stelle.
In piena Ramblas, quasi davanti al Teatro del Liceu, abbiamo la Pla de l’Os una installazione circolare con i soliti e riconoscibili colori dei Miró.
E come tutte le opere d’arte porta la firma del suo esecutore. Saprete trovarla?
Nel 1976 l’artista realizza la sua idea di collocare una delle sue opere sul pavimento della famosa Rambla, a pochi passi da Pasaje del Crèdit, dove nacque 83 anni prima.
Una opera circolare come il cosmo, con colori elementari quali giallo, azzurro e rosso, oltre alle delineazioni di colore nero, volendo descrivere la purezza del mondo dell’infanzia.
Continua a scoprire le storie dei 5 artisti di Barcellona
Le pagine monotematiche ti aiuteranno a vivere e percorrere
la vita entrando nell’evoluzione artistica di ciò che ora è Patrimonio Artistico Mondiale senza eguali.
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